A nulla valsero le misure di sicurezza adottate: la furia degli abissi si scatenò in una rabbiosa ed incontrollabile eruzione.
La piattaforma travolta si incendiò - ardendo assieme alle vite di tre tecnici dell’Agip: Pietro Peri, Arturo Biagini e Bernardo Gervasoni - e sprofondò negli abissi. Dopo un iniziale smarrimento, silenziosa incomincia la sua metamorfosi sottomarina, sfrontata si offre, e diviene insperata dimora di forme di vita inattese: Paguri, Scorfani, Astici, Granchi, Ostriche si appropriano del relitto
Dal 1965 ad oggi la piattaforma metanifera affondata è così rinata, trasformandosi in un’oasi sottomarina, dichiarata nel 1995 Sito di Importanza Comunitaria, che affascina i suoi visitatori con l’incanto della sua vita rigogliosa e schiva.
Da una catastrofe nasce una meraviglia, suggellando la dicotomia tra passato e presente, stringendo il patto di ieri e di oggi.
Nel 2008, durante una amichevole chiacchierata con Tonino Guerra, Gianluca Grilli viene a conoscenza della storia della Piattaforma Paguro. La curiosità si intreccia con la passione per l’enogastronomia, ed inizia da parte di Gianluca un percorso di ricerca ed innovazione enologica riguardo al rapporto nel tempo tra acqua salmastra e vino.
Le radici di questo rapporto affondano in profondità nella storia, fin dal tempo degli antichi greci e romani.
Da qui nasce la prima cantina a praticare l’affinamento subacqueo.
Con la collaborazione di una squadra di subacquei, Gianluca ha affondato nel reef del relitto della piattaforma Paguro, ad una profondità di 30 metri, le casse di vino della Tenuta del Paguro.
Anni di ricerca, che ancora continua, portano ad una migliore conoscenza del metodo e delle basi scientifiche che donano al vino della Tenuta Del Paguro le sue caratteristiche uniche ed inconfondibili: l’assenza di raggi UV, la temperatura costante, la pressione dell’acqua salata, l’armonico massaggio delle correnti marine.